giovedì 5 aprile 2012

Sabato 7 aprile 2012 ore 16.00 - Castello di Bergamo – San Vigilio

Il Master San Vigilio

nell'ambito della collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Università Paris Malaquais, in collaborazione con:
ANCE Bergamo, Consorzio Promozione Turistca, Associazione Onlus Piccoli Passi Per… e
il Nuovo Ostello della Gioventù di Bergamo







INVITA





il Comitato Promotore

Il Comitato Scientifico

Il Comitato Organizzativo del Master San Vigilio
ad intervenire al seguente incontro:









Sabato 7 aprile 2012 ore 16.00 - Castello di Bergamo – San Vigilio

“ VALENCIA AL MAR ”

Relatori: dott. arch. Lucia Isella e dott. arch. Marco Viscardi
Astract

Valencia, nell’ultimo ventennio, ha subito una crescita tale da influire sulle sue relazioni con le altre città dell’Europa e soprattutto dell’area Mediterranea. Il porto di Valencia, infatti, è uno dei primi porti della Spagna per traffico di containers, nonché nuova meta per il turismo de
lle navi da crociera e l’aeroporto di Valencia-Manises sta incrementando la sua dimensione e il suo traffico internazionale.
Gran parte dello sviluppo della città, comunque, è dovuto dalla presenza del mare, una realtà tante volte negata e dimenticata.
Nella storia il rapporto di Valencia con la costa è stato controverso e rileggere l’atteggiamento della città durante i secoli permette non solo di conoscere le scelte fatte ma anche di comprenderne dinamiche e motivazioni. Ripercorrere le fondamentali tappe storiche delle relazioni tra Valencia e i paesi della costa permette di sottolineare un primo atteggiamento urbanistico indifferente e confuso della città nei confronti del litorale e, in un secondo tempo, l’importanza crescente che la costa e il mare assumono nelle dinamiche che muovono gli interessi soprattutto turistici e commerciali della città.
Negli anni 60 il Piano Regolatore di Valencia era soggetto solamente agli interessi della speculazione edilizia e  alla necessità di offrire terreni allo sviluppo incondizionato della città. Con la crisi petrolifera del 1973, che ebbe ripercussioni mondiali, anche le prospettive di sviluppo di Valencia vennero ridimensionate e le conseguenze di questo processo sono visibili nel Piano dell’88.
Il piano regolatore degli anni 80 aveva, tra i suoi principi, quello di potenziare lo sviluppo della relazione con il mare. Questo venne fatto attraverso diverse strategie:
La prima di adattamento della vecchia struttura viaria radiale alle nuove esigenze. Vennero sospesi
i progetti dell’Autopista del Litoral e di quella nel vecchio letto del fiume Turia e vennero progettati una serie di assi a grande percorrenza che dal centro si dirigevano verso il mare (Av. De los Naranjos, Av. Blasco Ibanez, Av. Del Puerto, Av. De francia). In quest’ottica si inseriva anche il travagliato progetto del prolungamento dell’Av. Blasco Ibanez  (PEPRI Cabanyal).
La seconda era la creazione di un sistema di spazi pubblici con dorsale il vecchio letto del fiume Turia. Di questa logica faceva parte anche il Progetto del Paseo Marìtimo la cui forza è stata quella di ridare una nuova immagine alle spiagge valenciane senza la necessità di investimenti finanziari di grande entità.
Sebbene quasi tutti questi obiettivi siano stati raggiunti, il principio di sostenibilità, cardine del PGOU del 1988, venne presto sostituito da strategie speculative di crescita edilizia dovute ad una nuova fase di cambiamento delle prospettive di sviluppo per la fine del periodo di crisi. Grazie a questa nuova fase di positività nel 1993 l’attività economica entra in un periodo fortemente espansivo.  Questo fatto unito ai nuovi strumenti urbanistici introdotti dalla Ley Reguladora de la Activitat Urbanìstica porta ad un’urbanizzazione molto rapida della periferia valenciana e soprattutto dell’area del litorale in cui erano presenti aree degradate molto vaste e in posizione strategica (PAI Av. Francia, PAI Moreras, PAI el Grau).
Il fatto che attraverso i Planes de Actuaciòn integrada si possano introdurre modifiche al Piano Regolatore permise agli Urban Developers di attuare in poligoni residenziali in cui l’edificabilità è molto alta mentre l’area edificabile scende sotto la media della città facendo in modo che l’altezza degli edifici cresca vertiginosamente.
A complicare una situazione in sé già compromessa, con molte potenzialità ma senza una strategia precisa di crescita integrata si aggiunse la manovra di marketing urbano messa in atto dal comune per dare una nuova immagine alla città. Questa strategia che intreccia la progettazione urbanistico - architettonica e l’evento mediatico ha fatto si che Valencia accogliesse la 32esima e la 33esima America’s Cup e il Gran Premio di Formula 1 e che diventasse scenario di nuove architetture contemporanee  come quelle di Santiago Calatrava, Feliz Candela, Norman Foster.
Il concorso di Valencia del Mar trova in queste due strategie il suo background. Questo concorso, cercando una proposta per il PAI del Grau, tentava anche di dare una soluzione al tanto agognato
sbocco sul mare del parco del Turia.
La competizione ebbe due vincitori ex aequo: la cordata fomata da Atelier Jean Nouvel, Ribas Arquitectos e Tomàs Llavador Arquitectos e il gruppo GMP International architects and engineers. La decisione, discutibile, dell’Amministrazione fu quella di integrare i due progetti in un’unica proposta realizzata dall’architetto Josè Tomàs LLavador. L’attuale crisi economica e la bolla edilizia conseguente, però, hanno bloccato fin dal principio i lavori di costruzione lasciando il piano solamente su carta.  Questo fatto, unito con le nuove prospettive di sviluppo, ha reso il progetto,
così come è stato concepito, insostenibile a diversi livelli.
L’unica strada che resta percorribile è quella di un cambiamento non solo della proposta ma anche dell’approccio  stesso, valorizzando il principio della sostenibilità.
Mantenendo come fondamentale l’obiettivo del prolungamento dei giardini del Turia  fino al mare e l’idea di entrambi i progetti vincitori di creare una grande foce verde come conclusione del sistema del parco lineare il progetto abbandona l’idea di una forte edificazione dell’area optando per la semplice ricostruzione del bordo urbano verso la darsena interna.
Principio cardine della progettazione dell’area è il recupero dell’idea originale dell’architetto valenciano Bofill di creare un sistema di spazi pubblici che, passando per la darsena interna  unisse i giardini del Turia con il paseo Maritimo, due assi del divertimento e del tempo libero oggi molto importanti  ma non collegati tra loro.

L’idea base è, quindi, quella di terminare l’asse turistico del paseo maritimo con la ricostruzione del terminal crociere oggigiorno quasi dimenticato ed abbandonato in una parte marginale del porto commerciale e collegare, tramite un parco, quest’asse con i giardini del Turia.
Tale connessione, non solo permetterebbe di raggiungere il mare percorrendo tutto il parco del Turia, ma anche di collegare la costa e la sua edificazione con il centro della città. Aree storicamente emarginate e abbandonate potrebbero finalmente partecipare alla vita della città rivendicando l’importanza del rilancio del litorale non solo dal punto di vista speculativo ma anche e soprattutto sociale.
I giardini del Turia si concluderebbero quindi con un parco di dimensioni simili a quelle del Parque de la Cabecera, testata est di tutto il sistema.  La richiesta, nei documenti del concorso, della progettazione di un polo tecnologico nell’area sembra eccessiva soprattutto in un momento di crisi come quello che sta vivendo adesso la città di Valencia. La costa valenciana ospita già un’offerta funzionale in campo culturale e del divertimento molto vasta che non necessita di ulteriori apporti. Dall’Universitat Politècnica de Valencia più a nord si passa alla agli edifici della Coppa America fino a quelli della Ciudad de las Artes y las Ciencias, e ai centri commerciali Aqua e El Saler.
La mancanza invece di spazi verdi a scala urbana per tutta la lunghezza della costa, la compattezza dell’edificato del Cabanyal e di Nazaret e la barriera delle aree del Porto verso il parco del Albufera rendono necessario uno spazio più ampio di sfogo che possa funzionare sia per la popolazione residente sulla costa che per tutta la città.
Per queste motivazioni viene curato soprattutto il progetto del parco nella convinzione che una adeguata progettazione dello spazio pubblico possa risolvere i problemi di connessione che da sempre rendono la costa valenciana uno spazio frammentario.